Mercoledì 14 ottobre, ci ha lasciato a 83 anni il prof. arch. Maurice Münir Cerasi, già Assessore all’Urbanistica ed Edilizia Privata di Paderno Dugnano dal 1975 al 1977 (Giunta Stefano Strada).
La notizia l’ho appresa domenica dall’amico e compagno Eugenio Marelli che siede con me, nello stesso gruppo, in Consiglio comunale.

Per quanto riguarda Paderno Dugnano:
– nel 1976, quando era Assessore, l’ammistrazione comunale acquistò Villa Archinto-Gargantini (ex biblioteca) allora deteriorata e il terreno circostante edificabile;
– suo il recupero a Parco urbano della Cava Nord;
– edilizia economica popolare al Villaggio Ambrosiano e a Baraggiole (Calderara);
– fece alcune proposte per il rifacimento del Palazzo Comunale (non seguite);
– ricevette una segnalazione alla sezione italiana del Premio Gubbio 1993, concorso a cura dell’Associazione Nazionale Centri Storici, per una serie di interventi nel centro storico padernese che riguardavano la piazza in via Fante d’Italia e per via Gramsci.
Ho provato a cercare alcune informazioni su internet relative alla sua scomparsa ma ho trovato pochi ricordi, che riporto di seguito.
La pagina Facebook della rivista d’Architettura e Design “Abitare” lo ricorda così:
«È stato un grande maestro Maurice Cerasi. Uno dei pochi in grado di unire in sé la figura del progettista, dello studioso e del professore appassionato (nell’immagine, uno dei suoi schizzi di viaggio). Da oggi a molti di noi mancherà tantissimo. Ma per fortuna non andrà mai perso il suo prezioso contributo alla comprensione dei meccanismi della città, contenuto nei volumi dedicati alla civiltà urbana Ottomana (Maurice era nato a Istanbul nel 1932) e in un piccolo libro – “Lo spazio collettivo della città” – che già nel 1973, mentre tanti si occupavano di linguaggio, metteva in evidenza l’importanza generativa dello spazio aperto. Buon viaggio Maurice!».

“Collettivo” ben diverso da “pubblico”, aggiunge un altro commentatore, che fa intendere che Cerasi, quando progettava , ben sposava questo concetto (vedasi Parco Grugnotorto-Villoresi).
Un altro commento su Facebook cita: «I #maestri #silenziosi generano più vuoto di chi passa la vita a inseguire ciò che fa comodo o clamore. Cerasi è stato un esempio intellettuale di rara qualità, di accademico interessato alla cultura come forma di lettura e di rapporto con la realtà; mai al potere.
Le sue riflessioni sullo spazio e sulla città, per attualità e densità sono una grande eredità e uno spunto di riflessione di grande importanza».

Questo il ricordo sul sito dell’Ordine degli Architetti di Milano
«Maurice Cerasi aveva a cuore lo spazio collettivo.
Ha saputo mostrare con magistero nella pratica professionale, nell’insegnamento e nella scrittura come nel disegno del verde, dello spazio pubblico o degli edifici non servono strumenti specializzati o settoriali, ma serve saper usare gli strumenti dell’architettura per dare vita al significato civile della città.
Chi abita attraversandoli gli spazi da lui immaginati, chi ne ascolta il disegno, assume identità e per questo una responsabilità sulla terra, di cui Maurice sapeva rendere consapevoli i suoi interlocutori.
Militante e studioso, appartiene ai Giusti della storia preziosa e irripetibile delle idee del secolo breve che è necessario tramandare con limpidezza».